SMTP smuggling: facciamo luce su un problema sottovalutato
2024-1-3 00:46:16 Author: cert-agid.gov.it(查看原文) 阅读量:13 收藏

Articolo scritto da Francesco Gennai, dipendente del CNR, già al fianco di AGID, come responsabile scientifico per CNR-ISTI.

Indice

Introduzione

Questa nota tecnica si riferisce alla vulnerabilità SMTP smuggling, annunciata il 18 dicembre 2023 dalla società SEC Consult con sede in Vienna.

Con questa nota si intende descrivere sinteticamente lo scenario tecnico in cui l’SMTP smuggling si potrebbe attuare.

Per fare questo, nella prima parte si riassume il funzionamento del protocollo SMTP, di alcune sue estensioni e di alcuni “protocolli”/”meccanismi” di autenticazione (quali SPF, DKIM e DMARC) che è necessario prendere in considerazione per una migliore comprensione del SMTP smuggling.

Nella seconda parte si passa alla descrizione del funzionamento del SMTP smuggling.

La seguente tabella introduce alcuni termini tecnici e, quando necessario, alcuni termini corrispettivi di uso corrente, utili per la presente nota tecnica.

TecnicoDi uso corrente
MUA = Message User AgentClient di posta, mail client: è un software per la composizione ed invio di email e per l’accesso alla mailbox (Thunderbird, Outlook, Windows Mail, etc.) installato sul proprio dispositivo (desktop, mobile) o una interfaccia web (web mail)
MTA = Message Transfer AgentServer di posta, server email, email server, mailer, server SMTP, SMTP server: è un nodo della rete che tramite un opportuno software (Postfix, Exim, Sendmail, etc..) svolge le funzioni di instradamento (relay) delle email verso la loro destinazione.
MSA = Message Submission AgentE’ una componente di un MTA che svolge anche la funzione di accettazione delle email provenienti da un MUA
SMTPSimple Mail Transfer Protocol. RFC 5321. E’ il protocollo di comunicazione con il quale le email vengono trasferite dal client al server.
Client SMTPE’ il processo che, in una comunicazione SMTP, attiva la sessione con la funzione di mittente (sender, transmitter).
Questo ruolo è svolto dal MUA o dal MTA.
Server SMTPE’ il processo ricevente (receiver) che attende e riceve le richieste di attivazione della sessione dal client SMTP. Questo ruolo è svolto dal MSA o dal MTA.
Header e bodyL’email è strutturata in due parti: intestazione (header) e corpo (body), separate da una riga vuota.
La definizione completa del suo formato si trova nella RFC 5322 (Internet Message Format)

Una semplice descrizione del percorso di una email

L’utente, mediante il proprio MUA, consegna l’email che intende inviare al MSA che, tramite l’MTA, provvederà all’inoltro della stessa verso la sua destinazione.

Le comunicazioni tra MUA e MSA avvengono tramite il protocollo SMTP.

La comunicazione tra MUA e MSA potrebbe avvenire anche senza ricorrere al protocollo SMTP (per esempio, consegna della email al MTA attraverso un file system condiviso tra web mail e MTA).

Per lo scopo di questa nota tecnica prendiamo in considerazione solo i MUA che inviano l’email tramite il protocollo SMTP.

Percorso della email dal MUA al MTA di destinazione

Vediamo adesso cosa avviene durante le due sessioni SMTP, quella tra MUA e MSA e quella tra
MTA e MTA.

Esempio 1: Sessione MUA – MSA

Il client di posta (MUA) apre una sessione SMTP con il submission server (MSA), sulla porta TCP
587.

Esempio 2: sessione MTA – MTA

Il server outbound MTA apre una sessione SMTP con il server inbound MTA sulla porta TCP 25.

Descrizione

Si può notare che la sessione SMTP avviene con lo scambio di vari comandi/risposte tra client e server: tra MUA e MSA del outbound MTA (esempio 1) e successivamente tra outbound MTA e inbound MTA (esempio 2).

All’interno di ciascuna sessione possiamo individuare e evidenziare le parti in cui client e server SMTP si scambiano i vari comandi e risposte del protocollo SMTP: comandi del client (righe verdi) e relative risposte del server (righe nere) e possiamo evidenziare la parte in cui avviene l’effettivo trasferimento dell’intera email (comando SMTP DATA – righe azzurre) dal client SMTP (sender), al server SMTP (receiver).

Possiamo anche notare una differenza tra la sessione SMTP MUA-MSA e la sessione MTA-MTA per il trasferimento della stessa email. Nella prima infatti, vi è un punto (comando AUTH) in cui il client invia al server le credenziali di autenticazione dell’utente che sta effettuando l’invio della email. Funzionalità fondamentale mediante la quale il mittente della email viene autenticato.

Nel secondo esempio (MTA-MTA) l’autenticazione non è presente, ma, come vedremo nei prossimi paragrafi, qui, entrano in funzione altri protocolli standard per assolvere ad una simile funzione di autenticazione, non più relativa all’utente mittente, ma al dominio degli indirizzi email presenti nel comando SMTP MAIL FROM e nel campo From: dell’header della email.

Elementi di rilievo

Nei seguenti paragrafi vengono introdotti alcuni concetti, componenti e modalità di funzionamento del sistema email Internet, con l’utilizzo di esempi, che anche se analizzati in modo superficiale, dovrebbero essere propedeutici alla comprensione, da un punto di vista tecnico, della vulnerabilità SMTP smuggling e delle sue potenziali conseguenze.

Terminazione dei comandi SMTP e delle righe della email

Gli standard SMTP (RFC 5321) e Internet Message Format (RFC 5322) richiedono che ogni comando SMTP e le righe che compongono l’intestazione (header) e il corpo (body) della email siano terminati dalla sequenza di caratteri di controllo <CR><LF>.

Una sintassi alternativa per indicare i caratteri <CR> e <LF> è \r per <CR> e \n per <LF>. Nel seguito di questa nota, in base al contesto, si utilizzeranno l’una o l’altra.

Il punto

Per lo scopo di questa nota tecnica, è importante osservare che, lo standard SMTP prevede che li comando DATA (trasmissione della email – header + body) termini con la sequenza di caratteri <CR><LF>.<CR><LF> (la sequenza contiene il carattere punto), dove il primo <CR><LF> è in realtà il terminatore della riga precedente.

Da un punto di vista operativo, abbiamo che, con la trasmissione della sequenza <CR><LF>.<CR><LF>, il client SMTP comunica al server SMTP la fine della email. Il server SMTP deve considerare la sequenza finale di caratteri .<CR><LF> come conclusione del comando DATA, quindi questi caratteri non appartengono al testo della email trasmessa.

Trasmissione di più email durante la stessa sessione SMTP

All’interno della stessa sessione SMTP è possibile la trasmissione di più email, semplicemente iniziando una nuova sequenza di comandi dopo la terminazione del comando DATA della email precedente.

La seguente è una sintetica rappresentazione della sequenza di comandi che il client SMTP invia al server SMTP (per brevità non sono riportate le risposte del server SMTP):

Le autenticazioni

Come precedentemente osservato, durante la sessione tra MUA e MSA, avviene l’autenticazione del mittente della email. Con questa autenticazione l’MSA può verificare che l‘indirizzo email presente nel comando SMTP MAIL FROM e/o nel campo From dell’header della email corrisponda a quello assegnato all’utente autenticato.

L’autenticazione SMTP favorisce una corretta amministrazione del servizio email da parte del gestore del outbound MTA, evitando falsificazioni del mittente di una email.

Cosa può fare l’inbound MTA per autenticare gli indirizzi email presenti nel comando SMTP MAIL FROM e nel campo From dell’header di una email che sta ricevendo dall’outbound MTA?

Per quanto riguarda l’utente mittente non può fare niente, del resto, non è suo compito in quanto la verifica sull’utente mittente la può tecnicamente fare solo l’outbound MTA, durante la fase di accettazione della email da parte del proprio MSA, essendo questa una relazione tra utente e gestore della mailbox.

E’ compito del gestore mittente assicurarsi che l’indirizzo presente nel campo From dell’header delle email inviate corrisponda effettivamente alla persona o al ruolo autenticati sul proprio server (esempi: direttore@dominioazienda, segretaria@dominoazienda, bob.rossi@dominioazienda).

L’inbound MTA può però verificare che l’email in ricezione provenga effettivamente dal MTA (outbound) che è autoritativo per il dominio presente nell’indirizzo del mittente. Con queste verifiche l’inbound MTA può evitare la ricezione di email con indirizzi falsi provenienti da MTA malevoli, tipicamente utilizzati dagli spammers.

Questa operazione di verifica è identificabile come autenticazione del dominio mittente o autenticazione della sorgente di una email.

Nel corso degli anni, sono stati definiti alcuni ”protocolli”/”meccanismi” per effettuare l’autenticazione della sorgente di una email. Questi sono: SPF (Sender Policy Framework), DKIM (DomainKeys Identified Mail) e, più recentemente, DMARC (Domain-based Message Authentication, Reporting, and Conformance). In modo molto sintetico li descrivo qui.

SPF – Sender Policy Framework (SPF) for Authorizing Use of Domains in Email

Mediante il protocollo SPF (RFC 7208), l’amministratore di un dominio, pubblica gli indirizzi IP degli outbound MTA autorizzati ad inviare email per tale dominio.

Questo avviene mediante la pubblicazione di un opportuno record TXT nel DNS. Esempio: per il dominio sender.example potrei avere il seguente record:

sender.example TXT "v=spf1 include:spf.protection.outlook.com ~all"

dove spf.protection.outlook.com corrisponde a:

spf.protection.outlook.com TXT "v=spf1 ip4:40.92.0.0/15 ip4:40.107.0.0/16
ip4:52.100.0.0/14 ip4:104.47.0.0/17 ip6:2a01:111:f400::/48
ip6:2a01:111:f403::/49 ip6:2a01:111:f403:8000::/50
ip6:2a01:111:f403:c000::/51 ip6:2a01:111:f403:f000::/52 -all"

I record TXT dell’esempio dichiarano gli indirizzi IP autorizzati ad inviare email con dominio
sender.example nel comando MAIL FROM (in questo esempio, gli indirizzi IP, sono quelli del provider
email Microsoft Outlook).

Operativamente, il server SMTP di inbound MTA, estrae il dominio dall’indirizzo email presente nel
comando MAIL FROM ricevuto dal client SMTP di outbound MTA e utilizza il dominio estratto (per
esempio: sender.example) per interrogare il DNS ed ottenere i record TXT-SPF (appena descritti).
L’autenticazione dell’outbound MTA avviene verificando se l’indirizzo IP della sessione SMTP in
corso è presente nella lista degli IP del record TXT:

Per esempio, se l’indirizzo IP è presente nella lista può accettare ed inoltrare l’email verso la sua
destinazione, se assente può rifiutare la sessione SMTP oppure accettare l’email aggiungendo un
flag che indichi che si tratta potenzialmente di una email di spam.

SPF si applica al dominio dell’indirizzo email presente nel comando SMTP MAIL FROM. Il From
dell’header, che è quello visualizzabile dall’utente destinatario all’apertura della email nel proprio
MUA, può avere un valore arbitrario. Per esempio:

Con il seguente record SPF, inserito nel name server di attacker.net, vengono pubblicati gli indirizzi
IP dei due outbound MTA.

attacker.net. TXT "v=spf1 ip4:192.12.192.10/32 ip4:192.12.192.11/32 ~all"

L’outbound MTA riceve da uno di questi indirizzi IP la seguente email:

Nota: nei prossimi due esempi, si riduce la rappresentazione delle sessioni SMTP riportando solo i comandi e i dati che il client invia al server.

Per comprendere questo esempio:

  • il dominio presente nel comando MAIL FROM attacker.net è regolarmente autenticato dalla presenza del relativo record SPF nel DNS (la sessione SMTP proviene da uno degli IP listati nel record SPF).
  • l’email passa l’autenticazione SPF e si presenta al destinatario come proveniente da Bob Trant <[email protected]>. Potrebbe essere email di phishing

DKIM – DomainKeys Identified Mail (DKIM) Signatures

Il protocollo DKIM (RFC 6376) si può considerare complementare a SPF, in quanto permette l’autenticazione del dominio dell’indirizzo email presente nel campo From dell’header.

DKIM si basa sulla firma elettronica di una parte selezionabile dei campi presenti nell’header della email e di tutto o parte il contenuto (body) della email.

La firma viene applicata dal outbound MTA e la chiave pubblica per la verifica della validità della firma è pubblicata dall’amministratore del dominio mittente (o altra entità come, per esempio, l’amministratore dell’oubound MTA) nel DNS:

Le informazioni necessarie all’inbound MTA per la verifica della firma vengono in parte prelevate dal campo dell’header DKIM-Signature, che l’outbound MTA aggiunge all’header della email ed in parte prelevate dal DNS.

Un esempio.

Con il record TXT del DNS viene pubblicata la chiave pubblica che l’inbound MTA dovrà utilizzare per la verifica della firma. Esempio:

dkim._domainkey.dom.com. TXT v=DKIM1; h=sha256; k=rsa; p=<-chiave pubblica->

L’outbound MTA aggiunge all’header della email in uscita il campo DKIM-Signature:

DKIM-Signature: v=1; a=rsa-sha256; d=dom.com; s=dkim;
c=relaxed/relaxed; q=dns/txt; t=1703868957;
h=from:to:subject:date;
bh=MHCzUDU2Nrf9MDFyWzR1Wjc5OTAyMjD0dUY3ODlqART=;
b=hyjCnOfCKDdLZdKIa9G1q7LoLWlEniSbz+cyuU2zGrtruF002dcFVoG3WUNAtNzG

Nel campo DKIM-Signature possiamo evidenziare i seguenti tag:

d=dom.com – dichiarazione del dominio appartenente all’organizzazione che applica la firma DKIM
alla email. Non necessariamente è l’organizzazione a cui appartiene il dominio dell’indirizzo email
presente nel header From.
h=from:to:subject:date – lista dei campi dell’header della email che sono stati firmati.
bh=MHCzUDU2Nrf9MDFyWz… hash del corpo (body) della email.
b=hyjCnOfCKDdLZdKIa9G… risultato della firma.
s=dkim – è un selettore che, concatenato alla costante _domainkey e al dominio presente in d,
permette di creare il nome del record TXT contenente la chiave pubblica della firma.

L’inbound MTA dovrà interrogare il DNS per ottenere da tale record TXT (record DKIM) la chiave
pubblica per la verifica della firma DKIM.

Esempio:

Record TXT pubblicato nel DNS ed email ricevuta dal inbound MTA:

dkim._domainkey.attacker.net. TXT v=DKIM1; h=sha256; k=rsa; p=<-chiave
pubblica->
EHLO attacker.net\r\n
MAIL FROM:<[email protected]>\r\n
RCPT TO:<[email protected]>\r\n
DATA\r\n
comandi SMTP
DKIM-Signature: v=1; a=rsa-sha256;\r\n
d=attacker.net; s=dkim;\r\n
c=relaxed/relaxed; q=dns/txt; t=1703931604;\r\n
h=from:to:subject:date;\r\n
bh=MHCzUDU2N … … dUY3ODlqART=;\r\n
b=hyjCnOfCKDdLZdKI … … F002dcFVoG3WUNAtNzG\r\n
From: Bob Trant <[email protected]>\r\n
To: [email protected]\r\n
Subject: messaggio di test\r\n
\r\n
prova prova\r\n
.\r\n
email trasmessa

Sintetica analisi della email firmata con DKIM

L’inbound MTA ottiene la chiave pubblica per la verifica della firma DKIM della email interrogando
il DNS per il record TXT:

dkim._domainkey.attacker.net.

dove il selettore è dkim, definito con il tag s dell’header DKIM-Signature e _domainkey è una parte
costante predefinita dallo standard.

L’eventuale successo della verifica della firma conferma che l’email è stata effettivamente
autenticata da un outbound MTA appartenente all’organizzazione che ha il controllo del dominio
attacker.net (dominio del tag d).

Occorre però notare che il dominio attacker.net, presente nel tag d, è diverso da quello presente
nel campo From del header ([email protected]).

SPF e DKIM sono protocolli di autenticazione, quindi servono ad autenticare la sorgente di una
email: per SPF viene autenticato l’indirizzo IP sorgente, per DKIM, mediante il dominio presente nel
tag d, può essere individuata l’organizzazione che ha firmato l’email immessa nel sistema email
Internet.

Ogni inbound MTA ha le proprie “policy” di controllo del traffico email in ingresso, che, sulla base
del successo o meno di queste autenticazioni, possono determinare le successive azioni, quali rifiuto
della sessione SMTP, tag della email come spam email in quarantena, etc…
Bisogna anche osservare che:

  • Il fallimento di una verifica SPF o DKIM non necessariamente significa che l’email sia da scartare. Sia per SPF che per DKIM vi sono casi in cui la verifica può fallire anche se l’email proviene dalla sua valida sorgente.
  • In assenza di questi protocolli di autenticazione l’email deve essere trattata come una normale email Internet, eventualmente filtrata in base alle policy locali all’inbound MTA che potranno tenere conto di altri parametri per verificarne la validità.

DMARC – Domain-based Message Authentication, Reporting, and Conformance (DMARC)

DMARC, che si basa sull’Informational RFC 7489, introduce il cosidetto identifier alignment per SPF
e DKIM.

Anche DMARC prevede la pubblicazione, da parte dell’amministratore del dominio, di un record TXT
nel DNS il cui nome si compone dal suffisso _dmarc seguito dal dominio.

Un esempio:

_dmarc.sender.example. TXT v=DMARC1; p=reject;
rua=mailto:[email protected]; pct=100; adkim=s; aspf=s

(l’intero record è visualizzato qui su 2 righe)

Per lo scopo di questa nota tecnica è utile sapere che con DMARC l’amministratore del dominio (in
questo caso sender.example) definisce le policy che gli inbound MTA dovrebbero applicare per
l’autenticazione delle possibili sorgenti (outbound MTA) delle email ricevute con MAIL FROM o
header FROM contenenti il dominio sender.example.

In particolare con il tag adkim e aspf si possono richiedere due tipi di allineamento del dominio:

s = strict alignment – significa che deve esserci la corrispondenza esatta (vedi sotto).

r = relaxed alignment (che è il default, in assenza del tag) – significa che la corrispondenza è estendibile anche ai sottodomini (esempio: sub.sender.example è un sottodominio di sender.example) (vedi sotto).

Per SPF l’allineamento si deve verificare tra il dominio dell’indirizzo email presente nel comando
SMTP MAIL FROM e il dominio dell’indirizzo email presente nel campo From dell’header.

Per DKIM l’allineamento si deve verificare tra il dominio presente nel tag d del campo DKIM-Signature (inserito nell’header dal MTA dove avviene la firma) e il dominio dell’indirizzo email presente nel campo From dell’header.

Altri tag presenti in questo esempio, meno interessanti per lo scopo di questa nota tecnica sono: p= (none, quarantine o reject) indica l’azione che l’inbound MTA dovrebbe intraprendere quando sia l’autenticazione SPF che l’autenticazione DKIM falliscono.

pct= (percentuale) indica la percentuale di email alla quale l’inbound MTA dovrebbe applicare la policy DMARC. E’ utile per consentire una fase di attivazione controllata di DMARC, durante la quale l’amministratore di sender.example può effettuare le verifiche che ritiene opportune.

DMARC non richiede la presenza di entrambi i protocolli di autenticazione SPF e DKIM e non richiede
nemmeno che, se presenti, l’autenticazione di entrambi abbia successo (può essere sufficiente il
successo di uno dei due).

In generale, anche in assenza di DMARC, una email che passa la verifica di autenticazione di almeno
uno dei due tra SPF e DKIM ed ha l’allineamento del dominio, ha buone probabilità di essere
consegnata al destinatario.

Invio di email di phishing nello scenario fin qui descritto

La sintassi del campo From dell’header di una email è descritta dalla RFC 5322. In particolare il
campo From è composto da due sottocampi, che sono il Display Name e l’Indirizzo Email.

Per esempio:

Francesco Gennai <[email protected]>

dove:

Francesco Gennai è il Display Name
[email protected] è l’indirizzo email.
Il contenuto del Display Name è libero. Esempio:
FraGen <[email protected]> è comunque un campo From valido.

Ad oggi le email di phishing, per passare i controlli di autenticità della loro sorgente, devono essere
spedite con un dominio mittente autenticato/autenticabile.

Considerando la diffusione della autenticazione della sorgente di una email, il mittente del phishing
(spammer) è quasi sempre costretto ad inviare email con domini autenticabili se vuole che l’email
abbia qualche probabilità di essere consegnata nella mailbox del destinatario.

Allo “spammer” mittente del phishing non resta che inserire nel Display Name del header From un
identificativo che possa rappresentare il mittente che intende falsificare. Azione che può avere
successo in tutti quei casi (la maggioranza) in cui il client di posta del destinatario visualizza solo il
Display Name.

Infatti, se chiediamo al nostro MUA (client di posta) di visualizzare il sorgente dell’header o di un
intera email di phishing che abbiamo ricevuto, noteremo che frequentemente l’indirizzo email
presente nel header From non ha alcuna relazione con ciò che lascerebbe intendere il Display Name.

Esempi di header From di due classiche email di phishing.

Immaginiamo che ACME sia il nome di una organizzazione e che il proprio dominio email sia acme.it

Un dipendente di tale organizzazione potrebbe ricevere una email di phishing con il seguente campo From:

From: ACME Email Admin <info@accel-tw.com>

oppure, in un’altra email di phishing

From: DHL Express <troy@devochki.top>

Dove, nel primo esempio:

ACME Email Admin è il display name e [email protected] è l’indirizzo email.

I più diffusi MUA visualizzano l’email come proveniente da ACME Email Admin, senza rendere
evidente l’effettivo indirizzo email del mittente, che sarebbe [email protected].

Visto il “Display Name”, che vorrebbe identificare l’amministratore email di ACME, il dominio che ci
dovremmo presumibilmente aspettare al posto di accel-tw.com è acme.it.

Nel secondo esempio, DHL Express è il display name e [email protected] l’indirizzo email.

Il MUA visualizza l’email come proveniente da DHL Express senza evidenziare l’effettivo indirizzo
email dell’header From, che faciliterebbe il riconoscimento del phishing.

Presumibilmente, in questo esempio, validi domini per l’indirizzo email dell’header From potrebbero essere dhl.com o dhl.it. Il dominio devochki.top, che non sembra avere alcuna relazione con un azienda dal nome DHL, dovrebbe generare allarme nel destinatario, ma l’indirizzo email che lo contiene generalmente non viene visualizzato dal MUA.

I domini accel-tw.com e devochki.top sono regolarmente autenticati tramite SPF e/o DKIM.

Cosa accade con la vulnerabilità SMTP Smuggling?

Il mittente del phishing, venuto a conoscenza della vulnerabilità, potrebbe inviare l’email con un
indirizzo email valido, istituzionale! Che verrebbe regolamente consegnato nella mailbox del
destinario.

Richiamando gli esempi sopra, potremmo avere:

From: ACME Mail Admin <admin@acme.it>
From: DHL Express <dhlexpress@dhl.com>

In questo caso l’eventuale visualizzazione dell’indirizzo email del From porterebbe a ritenere valida
l’email.

Command Pipelining – SMTP Service Extension for Command Pipelining

Prima di arrivare alla descrizione della vulnerabilità SMTP smuggling è necessario introdurre
l’estensione SMTP Command Pipelining (RFC 2920).

Questa estensione SMTP, supportata dalla maggioranza dei server email Internet, consente al client
SMTP di inviare più comandi senza dover aspettare la risposta per ognuno di essi, risposte che il
server darà al termine della sequenza di comandi inviata dal client.

Riprendendo l’esempio 2 della sessione SMTP tra outbound MTA e inbound MTA, che già si
presentava senza l’uso dell’estensione Command Pipelining:

con l’uso del Command Pipelining il dialogo tra client e server SMTP si può trasformare nel modo
seguente:

Come si può notare negli esempi riportati sopra, senza l’uso dell’estensione Command Pipelining il
client resta in attesa della risposta del server 6 volte, mentre con l’uso dell’estensione resta in attesa
4 volte, rendendo il colloquio client-server più efficiente.

L’ottimizzazione si può rilevare anche osservando che nel caso del PIPELINING la trasmissione di più
comandi (e la ricezione delle relative risposte) avviene come una sequenza di caratteri che può
essere contenuta all’interno di un unico segmento TCP:

MAIL FROM:<[email protected]>\r\nRCPT TO:<[email protected]>\r\nDATA\r\n

SMTP smuggling

L’email prima di essere trasmessa o dopo la sua ricezione si trova memorizzata, come file di testo,
rispettivamente sui file system dei sistemi operativi del client o del server SMTP.

I file system di sistemi operativi diversi possono utilizzare diverse sequenze di caratteri per
identificare la fine delle righe in un file di testo, quindi di una email. Per esempio, Windows e
OpenVMS utilizzano <CR><LF>, mentre Linux utilizza <LF>.

Nella evoluzione del sistema email Internet, questa discrepanza tra i diversi file system ha avuto
come conseguenza l’implementazione di mailer il cui client SMTP trasmette email non conformi allo
standard, utilizzando <LF> come fine riga, al posto di <CR><LF> e, conseguentemente allo sviluppo
di mailer che, in ricezione, oltre al formato standard (<CR><LF>), accettano anche comandi o email
il cui terminatore di riga è <LF>. Storicamente l’accettazione di email non conformi allo standard è
un aspetto che ha favorito la massima interoperabilità tra i vari mailer.

Queste considerazioni si possono estese anche ad altre sequenze non conformi allo standard, come
per esempio <CR>.<CR>, etc…

In conclusione è risultato possibile che varie combinazioni della sequenza che identifica il termine
del comando DATA siano riconosciute come valide (condizione che può variare tra mailer e mailer
non perfettamente conformi agli standard):

<LF>.<LF>
<LF>.<CR><LF>
<CR><LF>.<CR>
<CR>.<CR>

Dato che la sequenza <CR><LF>.<CR><LF>, che rappresenta una riga contenente solo un punto, ha
una sua particolare semantica (fine della email trasmessa), il protocollo SMTP prevede il cosidetto
dot stuffing” per evitare che righe costituite da un solo punto, eventualmente presenti nel testo
della email, possano provocare una troncamento indesiderato della stessa durante la sua
trasmissione.

Sinteticamente, il dot stuffing prevede che il client SMTP trasmetta una riga contenente un doppio
punto, per ogni riga del testo della email composta da un solo punto, e che il server provveda a
rimuovere un punto dalle righe con doppio punto ricevute.

Anche l’implementazione dell’estensione PIPELINING non è sempre strettamente conforme allo
standard, che prevede, per esempio, che dopo il comando DATA il client SMTP si metta in attesa
della risposta dal server. Vi sono perciò mailer il cui server SMTP accetta l’intera sequenza dei
comandi senza rilevare l’anomalia.

Vediamo adesso come una particolare combinazione tra queste non conformità agli standard tra
l’outbound MTA e l’inbound MTA contribuisca al funzionamento del SMTP smuggling.

Prendiamo come esempio la seguente email inviata dall’utente [email protected] attraverso il proprio
outbound MTA:

Osserviamo la particolare sequenza \n.\r\n (evidenziata in rosso nel precedente esempio.)

Consideriamo adesso una coppia di MTA (inbound e outbound) ognuno con le proprie non
conformità rispetto agli standard email, in particolare:

Outbound MTA:

  • non riconosce la sequenza \n.\r\n come riga contenente un solo punto (probabilmente a causa dell’assenza del primo <CR>), perciò non applica il dot stuffing, inoltrando l’email, inalterata, verso l’inbound MTA.

Inbound MTA:

  • accetta come terminatore di una riga di comando SMTP anche il solo carattere <LF> (non conforme allo standard, ma a favore di una massima interoperabilità).
  • non rileva un errore nel PIPELINING dovuto alla ricezione di un comando DATA prima che abbia risposto ai precedenti comandi SMTP.

Durante la sessione SMTP l’inbound MTA riceve l’email (header + body) dall’outbound MTA (per
brevità, tralascio la parte iniziale della sessione SMTP, riportando il solo comando DATA della
stessa):

Quello che vediamo tra il comando DATA e il punto (prima del comando QUIT) corrisponde per
l’oubound MTA alla trasmissione di una normale email, che si trasforma per l’inbound MTA nella
ricezione di due distinte email.

La prima email è indirizzata ad [email protected] e proviene da [email protected].

La seconda email è sempre indirizzata ad [email protected] ma proviene da [email protected].

La sessione SMTP che ha originariamente trasmesso l’email al MSA dell’outbound MTA (quella
rappresentata qui è la successiva sessione SMTP tra outbound MTA e inbound MTA) è stata
autenticata mediante le credenziali di Bob ([email protected]).

Entrambe le email hanno una valida autenticazione SPF, infatti entrambe provengono dall’indirizzo
IP registrato nel record SPF per il dominio acme.it (indirizzo IP dell’oubound MTA) ed entrambe
hanno l’allineamento del dominio presente nei rispettivi MAIL FROM e header FROM.

Ne consegue anche che una eventuale validazione DMARC, nel caso sia presente, può avere
successo (l’autenticazione SPF ha avuto successo).

In conclusione [email protected] riceverà una email che ha nel campo From dell’header un valido
indirizzo email istituzionale: [email protected]

Richiamando quanto descritto nel paragrafo Invio di email di phishing nello scenario fin qui descritto,
lo spammer, potrà avvalersi di questa vulnerabilità, per inviare email di phishing con un campo From
dell’header che contiene validi indirizzi istituzionali!

C’è di peggio!

Nell’esempio riportato qui le due email che si generano con l’SMTP smuggling, hanno entrambe un
indirizzo con lo stesso dominio (acme.it) nel campo From:

[email protected], la prima e [email protected], la seconda.

Prendiamo ora in considerazione provider come Microsoft o GMX.de, che gestiscono milioni di
domini. Entrambi sono risultati “compatibili” con la vulnerabilità (che hanno già risolto).

I due messaggi potrebbero avere domini diversi nei rispettivi campi From, purchè siano domini
gestiti dallo stesso provider.

Infatti, anche in questo caso le due email che si generano con l’SMTP smuggling provenendo dal
“loro” provider comune, avranno l’autenticazione SPF valida.

Generalizzando, ciò significa che un utente appartenente ad un qualsiasi dominio presente su un
provider, con il rispetto di determinate condizioni, potrebbe inviare valide email con header From
di un altro utente di altro dominio, purchè il relativo dominio sia gestito dallo stesso provider.

In questo esempio i domini acme.it e vertex.com sono gestiti dallo stesso provider (mittente della
email in esempio), tramite il proprio MTA e i relativi record nel DNS.

[email protected] riceverà una email con From [email protected], ma inviata da [email protected]
(lo spammer!).

Conclusioni

La società SEC Consult il 18 dicembre ha reso pubblica la vulnerabilità SMTP smuggling, al link si trovano
maggiori dettagli e i risultati di alcuni test effettuati.

Microsoft e GMX.de hanno già provveduto ad effettuare le necessarie correzioni sui propri mailer,
in quanto sono tra i provider utilizzati durante i mesi di analisi e verifica della vulnerabilità da parte
della SEC Consult.

In ambiente IETF (Internet Engineering Task Force) c’è stata qualche polemica nei confronti della
SEC Consult per non aver dato un sufficiente tempo di preavviso, prima di rendere pubblica la
vulnerabilità, necessario per le correzioni dei vari mailer e per il particolare momento scelto, poco
prima del periodo natalizio.

La società si è giustificata dichiarando che in data il 13 settembre ha segnalato la vulnerabilità al
centro di coordinamento dei CSIRT USA, questo ha risposto il 29 novembre autorizzando la diffusione dell’informazione in quanto (secondo loro) non si tratta di vulnerabilità, ma di una feature del protocollo SMTP.

I test della SEC Consult sono stati effettuati solo alcuni grandi provider, ma nel mondo ci sono milioni
di piccoli provider i cui mailer (basati su Postfix, Sendmail, Exim, etc..) necessitano ora di un urgente
aggiornamento.

La vulnerabilità non è nelle specifiche dei protocolli SMTP, Internet Message Format, estensione Pipelining, che sono estremamente chiari, anche in questi elementi, ma nelle loro implementazioni, che, come visto, vuoi per ragioni di interoperabilità verso mailer non conformi, vuoi per interpretazione non conformi allo standard, hanno portato a questa vulnerabilità del sistema email Internet.

Gli sviluppatori di Postfix, Wietse Venema e Viktor Dukhovni, che conta più di 1.400.000, installazioni
nel mondo, hanno avuto “speciali” festività di Natale 2023, dato che il 26 dicembre, hanno rilasciato
alcuni short-term workarounds che coprono tutte le versioni di Postfix e annunciato che le recenti
(dopo il 18 dicembre) release di Postfix sono esenti dal problema.

Infine, al link https://github.com/hannob/smtpsmug si trova lo script smtpsmug per testare se un
sistema risulta vulnerabile (script non testato).

Scarica questo documento come PDF.


文章来源: https://cert-agid.gov.it/news/smtp-smuggling-facciamo-luce-su-un-problema-sottovalutato/
如有侵权请联系:admin#unsafe.sh