Nelle ultime settimane i sistemi di monitoraggio Certego hanno rilevato un significativo aumento nella diffusione del malware Ursnif.
Questo aumento è dovuto al particolare sistema di spear phishing recentemente impiegato per diffondere tale malware. Questo sistema, già segnalato lo scorso Novembre da Barkly e ripreso questo mese da Libraesva e Metis, si basa su una tecnica che possiamo definire di thread injection: la vittima si vede recapitare un messaggio email come risposta ad una precedente conversazione con un suo contatto, con tanto di citazioni dei messaggi precedenti e firma del mittente, in cui si invita l'ignaro e fiducioso destinatario ad aprire il documento allegato.
Come è facile immaginare, l'allegato in questione, spesso in formato doc di Microsoft Word, in questione contiene in realtà delle MACRO il cui scopo è scaricare da un server remoto una copia del malware Ursnif e così infettare un altro host.
Come anticipato, i vantaggi di questa tecnica di phishing sono evidenti: il rapporto di fiducia che esiste tra le utenze riduce l'attenzione della vittima finale quando questa riceve il documento malevolo. Esiste però anche un altro vantaggio rispetto allo spam "tradizionale": si vengono a colpire esclusivamente utenti attivi e, contemporaneamente, si aggirano i sistemi di raccolta passivi dello spam.
Tuttavia, finora non si avevano prove certe su come operasse il malware per recuperare tali informazioni. Essendo Ursnif un malware la cui principale funzione consiste nel manomettere le connessioni verso i siti bancari (session hijacking), era abbastanza facile supporre che effettuasse la stessa operazione verso i client di posta e/o le webmail; così da raccogliere alcune conversazioni e inviare le mail di phishing sopra descritte. Il malware è così riuscito a trasformare le sue vittime in complici, per quanto ignari, della sua propagazione.
In questi giorni è però emerso un fatto interessante. Durante la sua attività di analisi di un esemplare di Ursnif, il ricercatore noto come JAMESWT ha individuato su uno dei server utilizzati per distribuire gli eseguibili del malware una cartella contenente numerose informazioni relative ad account di posta.
L'analisi del contenuto della cartella indicata da JAMESWT ha portato alla luce una serie di file testuali in cui erano presenti accurate informazioni per accedere a diversi account di posta compromessi. Per ciascuna utenza sono riportati: nome utente, password, indirizzo del server email e protocollo di accesso.
Poco tempo dopo la segnalazione, i file con le credenziali compromesse sono stati rimossi dal server.
Questo rilevamento ci permette di affermare che, per quanto riguarda le campagne attualmente in atto, i responsabili della diffusione del malware Ursnif abbiano completo accesso e disponibilità delle caselle di posta delle loro vittime, senza alcuna necessità di utilizzare bot o strumenti di intercettazione. Inoltre, espone tutti i contatti delle vittime ad attacchi di spear phishing tramite thread injection, come quelli sopra descritti.
Analizzando alcune mail appartenenti a queste campagne in cerca di anomalie, abbiamo rilevato che il bounce address non corrispondeva con l'indirizzo presumibilmente compromesso. Il controllo degli header Received delle mail ha confermato che il server da cui venivano trasmesse queste mail apparteneva all'organizzazione del bounce address. In base a questo possiamo dire che, al momento in cui scrivamo questo articolo, gli account compromessi non vengano utilizzati per inviare attivamente le mail di phishing. Molto probabilmente si tratta di una scelta ponderata da parte degli attaccanti, in modo da aggirare eventuali filtri in uscita da parte dei server delle loro vittime: infatti un errore di consegna potrebbe allarmare l'utente (o il responsabile della gestione della mail aziendale) che andrebbe quindi in cerca di anomalie, utilizzando invece mail server di una terza parte si evitano questi "inconvenienti".
Il miglior modo per difendersi da questo genere di attacchi è non abilitare in alcun caso le MACRO di qualunque documento ricevuto via mail (o tramite link ricevuti via mail). È comunque importante possedere, e mantenere aggiornato, un buon sistema di difesa sia perimetrale (antispam, firewall) che locale (antivirus), così da ridurre il rischio e contrastare eventuali infezioni.