La vita negli uffici è molto cambiata negli ultimi anni e il lavoro ibrido, ossia l’adozione di modalità flessibili che permettono alle persone di svolgere i propri compiti fuori dalle sedi aziendali impone cambiamenti importanti nell’ambito della sicurezza.
Passata l’emergenza della pandemia, il lavoro da remoto è tornato a segnare numeri in crescita anche in Italia e non solo nelle grandi imprese (dove oggi riguarda un lavoratore su due per un totale di 1,88 milioni), ma anche nelle PMI, dove si contano 570 mila addetti abilitati (dati di novembre 2023 dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano).
Un trend di migrazione verso il lavoro ibrido che promette di conciliare al meglio esigenze di produttività e qualità della vita, ma che richiede accortezze specifiche per evitare un aumento esponenziale dei rischi di sicurezza e di perdita dei dati.
Per mitigare tali rischi è necessario irrobustire le policy di aggiornamento delle applicazioni e dell’utilizzo dei dispositivi IT in generale, oltre ad introdurre nuovi tool di monitoraggio e protezione dati.
È inoltre opportuno l’impiego di tecnologie specifiche per difendere i sistemi utilizzati dalle persone, un impegno che vede oggi in prima fila i costruttori di dispositivi pc e stampanti.
Cosa serve oggi per rendere più sicuri i sistemi negli scenari del lavoro ibrido? Per un fornitore di lungo corso come HP, l’adattamento richiede tecnologie e strumenti per una migliore protezione degli endpoint.
“Componenti hardware e software specifici che noi abbiamo raccolto nel portafoglio di HP Wolf Security – spiega Giampiero Savorelli, Managing Director di HP – tecnologie modulari in grado di rafforzare la sicurezza a più livelli integrandosi nell’hardware o estendendone la protezione grazie ai software”.
Per le imprese che hanno team dedicati alla sicurezza, ma anche per PMI e professionisti con una struttura più snella è oggi importante disporre di protezioni integrate, semplici da usare.
“A cominciare, per esempio, dagli schermi che permettono di ridurre l’angolo visuale con un click per impedire ad esempioa chi siede a fianco in aereo di leggere informazioni riservate sul portatile – dettaglia Savorelli –, ci sono poi le tecniche di isolamento preventivo dei virus tramite micro virtual machine e le funzioni di auto-ripristino del Bios con cui rimediare agli attacchi informatici”.
La cyber sicurezza nel contesto ibrido si gioca anche sulle capacità di localizzare il computer perso o rubato, di cancellarne i dati da remoto, grazie a HP Protect and Trace. Le stampanti sono oggi dotate d’intelligenza a bordo e hanno un ruolo attivo nella protezione delle informazioni.
Come? “Per esempio, per assicurare che dati sensibili non finiscano in mano a ignoti attraverso una verifica puntuale dell’identità dell’utente nel momento in cui si trova davanti al dispositivo, pur avendo lanciato la stampa da remoto, per ritirare le stampe”, precisa Savorelli.
Mentre da una parte integrazioni e semplificazioni nello stack della sicurezza consentono una migliore protezione di endpoint e utenti finali quando lavorano fuori dall’ambito protetto dell’ufficio, dall’altra resta rilevante l’innovazione che si sta introducendo con l’impiego delle tecnologie d’intelligenza artificiale (AI).
“L’impegno speso nello sviluppo della gamma di componenti HP Wolf Security e nella loro integrazione all’interno di sistemi e periferiche fa un deciso passo avanti grazie all’AI”, spiega Savorelli. Nell’evento HP Amplify Partner Conference di marzo, il vendor ha annunciato la nuova piattaforma di servizi Workforce Experience Platform (WEX) basata sull’AI e mirata a incrementare la produttività del lavoro ibrido grazie anche alle funzionalità integrate di sicurezza e supporto.
Tra le più significative c’è la capacità di poter dare consigli all’IT sulla base delle necessità contingenti rilevate dal sistema, basandosi sulla effettiva esperienza percepita dall’utente. l’impiego dell’AI è utilizzato per rendere più sicuri gli accessi alle risorse on-demand, semplificare la gestione dell’hardware e degli allarmi, automatizzare compiti e richieste di supporto, aspetto che può ridurre i tempi legati all’assistenza anche negli ambiti di PMI che si avvalgono di partner esterni per gli interventi che riguardano la security.
Sul fronte dell’hardware appare significativo l’ultimo aggiornamento all’Endpoint Security Controller (ESP, la tecnologia “on chip” per proteggere il firmware e gli schemi crittografici) che promette di bloccare i tentativi di violazione potenzialmente realizzabili con l’impiego dei computer quantistici. La protezione ESP, annunciata da HP, sarà integrata sui nuovi modelli di PC portatili Elitebook e dei desktop Z by HP.
Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con HP